Storia

Lorenzo Braccesi

Ionios Poros. La Porta dell’Occidente

Secondo Supplemento a Grecità adriatica

Hesperìa, 31
2014, 184 pp.
Brossura, 17 x 24 cm
ISBN: 9788891306890
ISSN: 1126-7658
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    Dalla premessa di Lorenzo Braccesi

    L'intenzione iniziale era quella di scrivere un saggio di ampio respiro sul canale di Otranto in età antica, dalla navigazione arcaica all'egemonia romana, ma poi il libro, quasi inavvertitamente, mi è sfuggito di mano. L'ampio respiro è forse rimasto, ma in un volume che non si configura più come frutto di saggistica impegnata, bensì come risultato di un'indagine mirata sul particulare' e quindi per più aspetti innovativa. Il limite è che il lettore avvezzo a sfogliare i libri di storia sugli scaffali delle librerie, se non mai cimentatosi in temi di antichistica, lo potrà trovare di non agevole approccio; il pregio è che anche l'addetto ai lavori potrà trarre giovamento dalla sua scrittura distesa con traduzione di tutte le testimonianze richiamate in discussione e senza un soverchiante (e spesso inutile) apparato di note.
    Ma perché il libro è mutato in corso d'opera? Perché, di necessità allargandosi il campo di ricerca, ho dovuto in non pochi casi procedere a revisioni e ad approfondimenti di quanto talora ho scritto, senza più rileggermi, oltre quaranta anni fa. Ero allora un giovanissimo studioso, dotato più di passione che di dottrina. Se il tempo non ha affievolito la prima e, viceversa, ha incrementato la seconda, anche questo libro non sarà stato inutile. Le sue pagine, di fatto, si cimentano con ciò che non ho mai scritto, ma che da sempre avrei voluto (forse dovuto) scrivere. Per questo il sottotitolo rimanda a Grecità adriatica. Sì come secondo supplemento', ma questa volta come supplemento' unitario, autonomo e di spessore monografico.
    Dunque, dopo Hellenikòs kolpos, Ionios poros! Un tema che finora avevo trascurato nelle mie ricerche almeno nella sua dimensione più ampia e totalizzante. Un libro dove preciso la funzione, talora complementare, della seconda rotta per l'occidente con approdo, non a Otranto o dintorni, ma al Gargano; dove riesamino la centralità del ruolo di Corcira sull'arco di più secoli; dove, alla luce della realtà di Pelagosa/Palagrua, riconsidero il problema delle rotte adriatiche; dove indugio sul rapporto tra le leggende diomedea e troiana e cretese, chiarendo - anzitutto a me stesso - l'esegesi di due tormentati luoghi licofronei. Ma non solo. E' questo anche un libro nel quale alcune indagini mirate, con più affinata rilettura delle fonti, mi hanno consentito di chiarire come proprio Otranto sia stata sede di una delle due apoikiai adriatiche del secondo Dionigi (l'altra è forse stata Siponto) e poi un phrourion di Alessandro il Molosso; di riscoprire, inoltre, unimitatio Achillis, mai presa in considerazione, in un gesto teatrale di Pirro; di determinare, ancora, perché, dopo Canne, Annibale da Capua sia di nuovo tornato sulla costa adriatica - in Daunia e nel Salento - trascurando di valersi del vantaggio della sua grande vittoria per piombare su Roma, stremata e demoralizzata.
    Ovviamente molti altri temi affronta il libro, che lascio al lettore di riscoprire e valutare nella loro consistenza. Accomiatandomi da lui, mi sia però consentito di indirizzare un ringraziamento, non di circostanza, a Flavio Raviola, che, a partire dal volume trentesimo, dirige "Hesperìa". Flavio, il subalpino, l'unico tra i miei allievi più maturi degno di questo nome! Cui, nel ricordo, non posso non associare i miei ultimi, e più giovani, scolari patavini Andrea Debiasi ed Elena Pastorio, nonché l'adottata e carissima Maddalena Bassani.

    Pesaro, luglio del 2013.

    L. B.

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